Il senso delle gru – stairway to heaven
Un mestiere spettacolare, fatto di uomini, macchine, terra e aria,
“Lavorare sul lago di Como non è semplice, per certi versi ci sono le stesse difficoltà che devi affrontare quando lavori a Montecarlo, un ambiente difficile, intendo sia l’ambiente naturale che quello umano, scosceso, ostico, chiuso”.
Montare la gru è la prima cosa, la prima trasformazione, il primo segno di un cantiere che prende vita, come piantare la bandiera, e richiede diverse competenze e abilità, dall’ingegnere al gruista ai montatori. Bisogna identificare le ubicazioni, gli accessi dell’autogrù, la fondazione della gru, verificare che il terreno abbia la portata richiesta e la resistenza ai carichi e alle sollecitazioni, sia nell’angolo che agli sforzi di taglio e infine calcolare la rotazione e l’eventuale interferenza con altre gru, tralicci e cavi aerei dell’alta tensione, nonché ovviamente con alberi o edifici. Occorre rispettare tutte le distanze di sicurezza, stabilire la zavorra di contrappeso, collaudare il gancio e considerare molte altre piccole evenienze, ciascuna delle quali in determinate circostanze potrebbe innescare situazioni critiche.
“E poi c’è il momento del coraggio, del lavorare a 50 o 60 metri d’altezza per assemblare il braccio, è come camminare nel cielo, come dice quella canzone, stairway to heaven, con un misto indescrivibile di sensazioni estreme, solitudine, adrenalina, senso di libertà”.
La gru non sta mai ferma, è un uccello meccanico migratorio come l’animale da cui prende nome, e si sposta in gruppo, secondo le stagioni. La gru si regge su lunghe leve sottili che nelle danze d’amore si rivelano incredibilmente coordinate, questo spiega l’origine della parola congruente e incongruente, mentre i piedi a tre diramazioni, per la somiglianza grafica ai tratti di connessione degli alberi genealogici, hanno dato vita alla parola pedigree, piede di gru.
Questa foto è stata fatta in un nostro cantiere a Moltrasio, località che prende nome da un’altra protagonista del cantiere, una parola-materia dall’indole aerea, a volte idraulica, ma quasi sempre bastarda: la malta, che in lombardo è la molta.
Ph Credits: Giacomo Albo