I miracoli del gessista

“Ci piace che la materia, anche nel suo aspetto più grezzo, racconti una storia, quella di chi la usa e quella di chi l’ha prodotta” (Vudafieri Saverino Partners, edizioni Hachette).

Giuseppe Taramelli: “Quando entri in una casa il risultato dipende da molte cose, molto spesso costruite in stabilimento, in laboratorio, la porta, gli infissi, gli arredi, ma non c’è niente come il vedere una casa con belle pareti lisce, tinteggiate in un certo modo, e sapere cosa c’è dietro, l’abilità di fare questo gesto, rasare una parete, che è un gesto preparatorio, è come l’artista che fa l’imprimitura di una tela, devi essere molto abile, non lasciare aloni, sentire e ottenere la planarità, un risultato che si ottiene lavorando manualmente e spiritualmente, uno di quei gesti fatti da un uomo senza nome, senza faccia, di cui non si parlerà mai, di cui nessuno conoscerà desideri, umori, amori: quest’uomo è l’artigiano, è lui che determina il risultato della cosa bella, fatta a regola d’arte,  rispetto alla cosa cattiva.

Nel mondo dell’edilizia esiste una galassia di persone speciali che fanno questi gesti, che sembrano tutti uguali, ma non sono mai uguali, perché una pennellata, una spatolata, è sempre unica, determinata, accorta, perché basta un sassolino, una gobbetta, un pelo per rovinare il risultato, e poi un faretto denuncia subito l’errore.

Perciò, quando entro in una casa e vedo il lavoro ben fatto, vedo, sento questi operai che sono stati lì, hanno vissuto lo spazio nel suo sviluppo e adesso ne fanno parte, il loro lavoro è raccontato dalle pareti bianche. Penso al gesto, la rasatura, e sento l’impasto, che non deve essere troppo duro né troppo fluido, tutto deve essere nella misura giusta e devi avere il sentimento, cioè sentire la materia, e avere sapienza di quel che crei, come quando cucini, perché  ogni gesto in cantiere è un atto definitivo, sulla cazzuola non c’è il tasto CTRL+Z, non puoi tornare indietro, ci metti un istante a rovinare il lavoro di una giornata, resti lì con la cazzuola in mano e non serve invocare San Castorio, il patrono dei gessisti, dovevi pensarci prima, come in tutte le cose”.

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