Edilizia e architettura

Due parole, due destini incrociati, duemila anni di competizione per lo stesso oggetto finale, l’edificio. Se oggi cerchi in rete le due parole, l’intelligenza artificiale ti aprirà mondi e significati diversissimi.

L’architettura è valore, cultura, bellezza, avanguardia. L’edilizia è commerciale, residenziale, popolare, industriale.

Il progetto è architettura, l’opera finita è architettura: ma tutto il lavoro per trasformare il progetto nell’opera finita, per dargli vita e farlo funzionare nel tempo, è tabù, silenzio, edilizia. Se ci sono dei meriti, sono sempre dell’architettura. Se ci sono dei problemi, delle colpe, sono sempre dell’edilizia.

L’architettura è bio, pulita, sociale, internazionale. L’edilizia è speculazione, cementificazione, business, crisi. Ma non è sempre stato così.

Duemila anni fa, nell’antica Roma, la parola aedes indicava prima di tutto il tempio, il luogo sacro della comunità, e secondariamente la casa, non solo in quanto costruzione, ma come spazio di riferimento, identità e legame della famiglia. Da questa parola derivano edicola (piccolo tempio), edificio, edificare e soprattutto aedilis, edile. L’edile non era come oggi un operaio, ma un alto magistrato che aveva la responsabilità non solo dei luoghi pubblici – templi, terme, piazze, ponti, strade – ma degli eventi civili e religiosi che vi si tenevano, mercati, feste, spettacoli. L’edile era un magister, un magistrato, una figura dotata di grande potere e prestigio. Al contrario, l’architectus era un faber, un semplice esecutore, un tecnico militare, un legionario specializzato in primis nello scavo di trincee e nella costruzione di fortificazioni e accampamenti militari, e in seguito anche nella costruzione di macchine d’assedio, ponti, navi, strade, acquedotti, canali navigabili. Il faber architectus poteva essere metator (esperto nello scegliere il luogo dove costruire), librator (incaricato di realizzare la planarità e scavare canali), mensor (addetto alla disposizione delle tende e degli edifici) o navalis (costruttore di imbarcazioni). Gli architecti erano al comando di un prefetto, il praefectus fabrum, e rientravano nella categoria degli immunes, legionari esentati dai turni di guardia e dai lavori più pesanti e pericolosi. Costituivano quello che sarebbe diventato il reparto del genio militare, i genieri, gli ingegneri.

Curiosamente, il destino di queste due parole, edilizia e architettura, nel corso del tempo ne ha ribaltati i significati e i valori originari.

Il prestigio civile e sociale del magister aedilis è oggi riservato agli architetti, mentre la grande capacità esecutiva del faber achitectus ha dato vita al carattere pragmatico e all’organizzazione quasi militare del lavoro specifica dell’edilizia.

In ogni caso, al di là delle parole, non c’è architettura senza edilizia, e viceversa. Se amate davvero l’architettura, amate anche l’edilizia.

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